Che sia bianco o rosso, sulla tavola degli italiani non può mancare un buon bicchiere di vino. Già da molti anni, infatti, è ben risaputo come un calice faccia bene alla salute, completando il pasto e rappresentando un antidoto ai problemi di cuore (se bevuto, ovviamente, con moderazione).
Vivendo in uno dei paesi più ricchi per quanto riguarda il settore enogastronomico, il nostro territorio è dunque capace di offrirci vini molto differenti tra di loro, con l’obiettivo di soddisfare ogni tipo di palato. Dal rosso, al bianco, al rosè, nella nostra penisola le scelte possono essere svariate: ma gli italiani cosa preferiscono?
La domanda ‘bianco o rosso?’ è infatti quella che ci viene posta, puntualmente, dal cameriere in attesa di completare l’ordine e quella che, spesso, mette in disaccordo le tavolate più numerose. Rispondere a questo interrogativo significherebbe analizzare gusti e sapori totalmente soggettivi.
Stando ai dati raccolti da Vinitaly, per una ricerca che scandaglia il gusto degli italiani in materia di vini, l’identikit del nettare di Bacco preferito dagli italiani è il vino bianco, ma si tratta comunque di una sfida che di anno in anno può sottolineare esiti differenti.
Come spiega la tradizione, per scegliere il vino bisogna basarsi su che cosa si mangerà: è quasi d’obbligo bere vino bianco davanti a un piatto di pesce, e un rosso quando si mangia carne. Con il tempo, le mode e alcuni esperimenti culinari però, bisogna sottolineare come anche gli abbinamenti che a primo impatto possano sembrare più disparati sono stati invece apprezzati dai più.
Si sta parlando di gusti, infatti, che cambiano da regione in regione: ognuna delle 20 regioni italiane ha le sue specificità in fatto di vino, che variano dal bianco al rosso.
Partendo dalla Val d’aosta, possiamo subito provare un vino rosso capace di fare la differenza: si tratta del Torrette – cioè un rosso ottenuto da uve petit rouge – oppure il Vallèe d’Aoste DOC. Tipologia che si mantiene anche sul territorio del Piemonte, con il Barbera e il Barolo, due vini corposi e di sostanza.
Il Chianti, invece, è il biglietto da visita della Toscana vinicola nel mondo: un territorio totalmente invocato al vino in un’area ampia che si estende dalle colline fuori Firenze fino a lambire l’Aretino e il Senese.
Poi, il calice diventa bianco in Veneto, la regione che è sinonimo del Prosecco di Conegliano – Valdobbiadene. Allo stesso modo, Lombardia vuol dire anche Franciacorta: nella provincia di Brescia si trova questa regione vinicola che è il must nella produzione di spumanti brut, mentre nel Lazio si può assaporare il Frascati bianco, un vino di punta di questo territorio, le cui vigne di produzione occupano le colline dei dintorni.
E nella nostra Emilia? Ovviamente, anche qui, le scelte non si riducono: per gli amanti del vino anche la nostra terra rappresenta un luogo da scoprire, visitare e godersi in compagnia del proprio calice.
Essendo una regione in cui il cibo fa da protagonista, anche il vino occupa una posizione più che importante, dove i vigneti acquisiscono valore e fama a livello mondiale.
Accompagnato da tigelle e crescentine, il lambrusco rimane uno dei vini più apprezzati in assoluto, capace anche di convincere chi non è un amante del rosso.
Ma sul podio non manca il pignoletto, che – specialmente negli ultimi anni – è stato sempre più al centro dell’attenzione, grazie al suo sapore sottile, percorso da una vena affilata e fresca.
Con il suo sapore, la sua storia e le radici emiliane che lo hanno reso un vino di tradizione, questo vino diventerà, a disciplinare approvato, l’unica tipologia della Doc Emilia Romagna, grazie alla condivisioni di obiettivi tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole.
Dal 2021, quindi, il nome “Pignoletto” si affiancherà, in modo esclusivo, al riferimento geografico dell’Emilia-Romagna. Una protezione comunitaria legata al territorio regionale che consentirà a questo vino di avere un riconoscimento ancora più importante sia a livello nazionale che internazionale.